Femminicidio, dal PdL 12 proposte per le donne
Presentata una mozione. Stella e le consigliere elette nei Quartieri: “A Firenze gli stati generali contro la violenza sulle donne”

Portare al centro dell’azione dell’amministrazione comunale il tema del femminicidio, e qualificare Firenze come la città capofila in Italia per combattere il fenomeno, sempre più grave, della violenza contro le donne: questo l’obiettivo di una mozione presentata dal Gruppo PdL in consiglio comunale e in tutti i consigli di Quartiere.
L’iniziativa è stata presentata questa mattina a Palazzo Vecchio dal capogruppo Marco Stella insieme alle consigliere Ginevra Cerchiai (Q2), Roberta Pieraccioni e Sabrina Orlandi (Q4). A lavorare sul documento sono state anche le altre elette PdL Gaia Serri (Q3), Chiara Madiai (Q1) e Michela Mannelli (Q5).
“Siamo convinti che di fronte alle dimensioni del fenomeno del femminicidio non possa bastare la ratifica della Convenzione di Istanbul a livello nazionale, chiediamo che Firenze si qualifichi come capofila nella lotta al fenomeno e per questo, nella nostra mozione, individuiamo 12 punti da realizzare, tra i quali: promuovere la città di Firenze come sede ideale per la convocazione degli Stati Generali contro la violenza sulle donne, e proporre anche per Firenze l’adozione della rete del 1522 (numero antiviolenza), uno strumento fondamentale per combattere il fenomeno che la nostra città non ha ancora adottato. Inoltre crediamo sia di una fondamentale valenza culturale introdurre all’interno dello Statuto comunale il concetto di femminicidio”. Questa la dichiarazione del capogruppo Stella.
“Abbiamo partecipato alla stesura della mozione con orgoglio e impegno perché riteniamo il fenomeno del femminicidio una piaga sociale di difficile soluzione – ha sottolineato Pieraccioni –. Tanto è già stato fatto, pensiamo alla legge sullo stalking approvata dal governo Berlusconi nel 2009, ma dobbiamo continuare a combattere questa battaglia dura ma che non può vederci arrendere a nessun costo”.
“Riteniamo la mozione doverosa – ha notato Cerchiai –, di fronte ai numeri drammatici del fenomeno che riguarda donne di ogni estrazione sociale, colore e nazionalità, senza eccezioni. Per noi questo impegno è un obbligo morale, e speriamo che dall’iter iniziato con questo atto Firenze possa diventare la capitale d’Italia della lotta alla violenza sulle donne”.
“Ho purtroppo sperimentato personalmente l’inefficacia dell’azione delle istituzioni contro la violenza sulle donne – ha spiegato Orlandi –. La realtà dell’assistenza sociale nel mio quartiere, il 4, è inaccettabile. Una donna che si decida, dopo aver vinto paura e vergogna, a chiamare un assistente, si sente rispondere di lasciare il proprio numero per essere richiamata, e niente di più. Questo è un lavoro che dovrebbe essere fatto per passione e con il cuore, prima che per riscuotere uno stipendio”.
La mozione (di cui segue il testo) verrà ora portata al voto in consiglio comunale e in tutti i consigli di quartiere dalle consigliere e dai consiglieri PdL.

(fdr)

MOZIONE
Oggetto: violenza nei confronti delle donne e femminicidio
IL CONSIGLIO COMUNALE
• Premesso che il concetto di femminicidio, tornato in primo piano con le inquietanti cronache di questi giorni, comprende non solo l’uccisione di una donna, ma ogni atto violento o minaccia di violenza esercitata nei confronti di una donna, in ambito pubblico o privato, che le arrechi o le possa arrecare un danno fisico, sessuale, psicologico o altre forme di sofferenza. L’uccisione rappresenta quindi solo l’espressione più drammatica della violenza sulle donne nella società;
• Ricordato che nel 1993 l’antropologa messicana Marcela Lagarde utilizza il termine femminicidio per comprendere: «La forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine – maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria o anche istituzionale – che comportano l’impunità delle condotte poste in essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia»;
• Visto infatti che dalla cronaca emergono casi di violenza non tanto riconducibili all’odio di genere e alla misoginia quanto piuttosto alla violenza in famiglia, alla gelosia, alla possessività, per cui il “femminicidio” si configura non certo come un omicidio inaspettato, bensì l’ultimo atto di violenza dopo una serie di maltrattamenti subìti all’interno della coppia, delitti annunciati frutti di silenzi e complicità da parte di coloro che sono vicini alle vittime, ma anche frutto di mancanze da parte delle istituzioni che sono chiamate a potenziare i centri antiviolenza e a mettere in campo politiche di prevenzione e di promozione di una cultura del rispetto tra i generi, nella convinzione che la violenza è un problema pubblico, di violazione dei diritti umani delle cittadine che la subiscono e non una questione da relegare all’ambito privato;
• Considerato che, nonostante il riconoscimento di fondamentali diritti civili, sociali e culturali a favore delle donne, nel mondo la violenza fisica e sessuale è assai diffusa come dimostra il susseguirsi di molestie, minacce, stupri, uccisioni, coercizioni della volontà per irragionevoli dettami fanatico-religiosi, matrimoni forzati, mutilazioni genitali, tratta di donne e di bambine, tutti comportamenti che si configurano come gravissime violazione dei diritti umani;
• Rilevato che se esaminiamo il fenomeno nel nostro Paese, il quadro è comunque allarmante: dal 2005 al 2012 sono stati 903 i casi di donne uccise da uomini. Nel 2012 in Italia sono state uccise più di 120 donne, una ogni due giorni. Il 40% delle donne uccise nel 2012 aveva già subito violenza da parte del partner o ex partner. Il 68% delle violenze avvengono in casa e due terzi delle vittime subisce ripetuti episodi di violenza soprattutto da parte del partner. Gli assassini sono uomini, nella maggior parte dei casi appartenenti al nucleo familiare e alla cerchia degli affetti più vicini. Secondo i dati Istat relativi al 2006, sono 6 milioni e 743 mila le donne che tra i 16 e i 70 anni sono state, almeno una volta nella vita, vittime di violenza, fisica o sessuale. Ma nel nostro Paese solo il 18,2% delle donne considera la violenza subìta in famiglia un reato, per il 44% è stato qualcosa di sbagliato e per il 36% solo qualcosa che è accaduto. Inoltre i dati svelano che il 93% delle violenze perpetuate dal coniuge o dall’ex non viene denunciato;
• Visto che, da una nuova ricerca condotta da Telefono Rosa sulla violenza domestica – basata sulle telefonate e gli interventi realizzati dall’associazione – presentata il 4 marzo 2013, risultano due fasce di età particolarmente a rischio in termini di abusi: quella compresa tra i 35 e i 54 anni (33%) e la fascia compresa fra 45 e 54 anni (25%); in particolare tra le donne italiane si riscontra una maggiore concentrazione di vittime tra i segmenti più adulti (35-44enni 32%, 45-55enni 26%), mentre tra le straniere le violenze aumentano nelle classi anagrafiche più giovani (25-34enni 31%, 45-55enni 39%). Risulta inoltre allarmante il legame tra l’omicidio e le violenze pregresse sulla vittima o su altre donne: nel 40% dei casi emerge che la vittima ha subìto violenze (psicologiche, fisiche, sessuali e stalking) precedenti al femminicidio. La percentuale di donne che ha subìto violenza ed ha prole è altissima: nel 2012 l’82% delle vittime ha figli, in particolare il 65% sono minorenni. Nel 2012 l’82% dei figli ha ripetutamente assistito alle violenze in famiglia. Aumentano nel 2012 i casi di abusi di lunga durata, nel 18% dei casi coprono un arco di tempo compreso tra i 5 e i 10 anni, raggiunge il 28% la percentuale dei maltrattamenti che dura da più di 10 anni, il 12% dei quali vede le donne rassegnate alla loro condizione da oltre 20 anni;
• Considerato che soltanto in questi primi mesi del 2013 si è confermato il drammatico trend degli ultimi anni con l’uccisione di oltre 34 donne;
• Rilevato come questi numeri sottolineino l’ampiezza del fenomeno e il suo profondo radicamento nella cultura del nostro Paese e nella vita delle famiglie, con comportamenti strutturati che creano di fatto centinaia di case-prigioni sparse nelle campagne, nei paesi, nelle grandi città e che impongono la rapida adozione di ogni possibile misura normativa vòlta a prevenire e contrastare gli episodi di violenza, abuso e vessazione di cui le donne sono vittime;
• Visto che con il decreto legge 23 febbraio 2009 n.11 è stato introdotto nel nostro ordinamento giuridico il reato di stalking individuando strategie di contrasto, di prevenzione della violenza e di reinserimento delle vittime di tale reato e che con il medesimo decreto sono stati previsti ulteriori interventi in materia di violenza sessuale, in particolare, l’arresto obbligatorio in flagranza per la violenza sessuale e la violenza sessuale di gruppo, nonché disposizioni volte a rendere più difficile ai condannati per taluni delitti a sfondo sessuale l’accesso ai benefici penitenziari, tra cui le misure alternative alla detenzione, consentendo inoltre alla persona offesa l’accesso al gratuito patrocinio, anche in deroga ai limiti di reddito ordinariamente previsti. Il decreto legge – convertito in legge dalla L.23 aprile 2009 n.38 – ha poi previsto, quale aggravante speciale dell’omicidio, il fatto che esso sia commesso in occasione del delitto di violenza sessuale, di atti sessuali con minorenne e violenza sessuale di gruppo, nonché da parte dell’autore del delitto di atti persecutori nei confronti della stessa persona offesa;
• Ricordato come che nel corso della passata legislatura per la prima volta l’Italia ha adottato un Piano nazionale contro la violenza sulle donne e lo stalking, finanziato con più di 18 milioni di euro, per l’attuazione di una strategia di contrasto delineata su base nazionale che prevedeva l’obiettivo di mettere in rete l’esperienza dei Centri antiviolenza presenti nelle Regioni italiane, del numero verde 1522 e le professionalità delle Forze dell’Ordine;
• Ritenuto che comunque servano altri segnali forti come un investimento certo e sicuro per i centri antiviolenza e per il sistema dei servizi di prevenzione che si occupano della violenza sulle donne e, in secondo luogo, l’unificazione di tutte le informazioni in un’unica banca dati che consenta alle Forze dell’Ordine e all’intero sistema dei servizi antiviolenza di reperire in tempi rapidi le notizie sulle vittime e sugli autori del reato;
• Ricordato che nel settembre 2012 l’Italia ha sottoscritto la «Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica» dell’11 maggio 2011 (Convenzione di Istanbul), impegnandosi a ratificarla in tempi rapidi;
• Considerato che la Convenzione di Istanbul è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che si prefigge di creare un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza grazie a misure di prevenzione, di tutela in sede giudiziaria e di sostegno alle vittime e che obbliga lo Stato italiano ad adottare specifiche misure legislative di contrasto all’allarmante fenomeno della violenza sulle donne ove la si riconosca quale violazione dei diritti umani e forma di discriminazione;
• Premesso infatti che la volontà di sopraffazione trae spesso origine da atteggiamenti discriminatori per contrastare i quali si richiede un profondo mutamento culturale da attuare con efficaci iniziative, anche in sede legislativa;
• Considerato che dal 2009 il Dipartimento per le Pari Opportunità ha sviluppato, mediante l’attivazione del numero di pubblica utilità 1522, un’ampia azione di sistema per l’emersione ed il contrasto del fenomeno della violenza intra ed extra familiare che rappresenta uno snodo operativo delle attività di contrasto alla violenza di genere e stalking;
• Considerato che il suddetto numero, attivo 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno, accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente sia da rete fissa che mobile, garantisce un accoglienza qualificata e multilingue alla domanda di aiuto, fornendo una prima risposta ai bisogni delle vittime, orientandole verso i servizi socio-sanitari pubblici e privati attivi a livello locale, ma anche ricevendo notizia di reato da comunicare all’autorità giudiziaria e/o attivando le forze dell’ordine, sempre su richiesta delle vittime;
• Considerato che la Rete Nazionale Antiviolenza è organizzata in Ambiti Territoriali di Rete rappresentati da Comuni, Province o Regioni con i quali il Dipartimento per le Pari Opportunità stipula un Protocollo di Intesa finalizzato a promuovere la costituzione o il rafforzamento di reti locali facilitando l’integrazione del servizio nazionale 1522 con le strutture presenti in ambito territoriale;
• Visto infatti che nei suddetti Ambiti Territoriali è attivo un dispositivo di accesso diretto ai servizi locali veicolato dal servizio di accoglienza telefonica 1522, che consenta un trasferimento diretto di chiamata dal call center al centro antiviolenza attivo negli orari prestabiliti di apertura al pubblico nonché un collegamento con le stazioni dei carabinieri e della polizia per eventuali ed immediati interventi;
• Visto che Firenze non figura fra gli Ambiti Territoriali di Rete con un servizio di call center adeguatamente formato per garantire un accoglienza partecipata e competente alle richieste di ascolto e sostegno provenienti dal proprio territorio
INVITA IL SINDACO
1. A promuovere presso il Governo la rapida adozione di ogni iniziativa legislativa volta ad adeguare l’ordinamento interno alle prescrizioni contenute nella Convenzione di Istanbul di cui è già stata avviata la procedura di ratifica, nonché l’adozione di norme regolamentari e provvedimenti amministrativi idonei a promuovere realmente una cultura della soggettività femminile contrastando il femminicidio quale negazione della soggettività, dei diritti fondamentali, della dignità delle donne;
2. A promuovere la città di Firenze come sede ideale per la convocazione degli Stati Generali contro la violenza sulle donne, inteso come un momento di riflessione e proposta perché il nostro Paese possa dare concreta attuazione alla Convenzione di Istanbul;
3. A proporre la candidatura di Firenze come snodo della rete 1522 per entrare a far parte degli Ambiti Territoriali di Rete, al fine di ottimizzare la risposta delle istituzioni locali alla violenza di genere e realizzare una migliore sinergia del sistema dei servizi di contrasto alla violenza presenti nel livello territoriale di competenza attraverso la collaborazione e la cooperazione tra i soggetti pubblici e privati (Pronto Soccorso, Associazioni, Sportelli anti violenza, Forze dell’ordine, Servizi Sociali);
4. Ad inserire nella rete civica comunale fra i numeri di pubblica utilità il 1522 che rappresenta uno strumento insostituibile per accogliere 24 su 24 le richieste di aiuto;
5. Ad introdurre all’interno dello Statuto Comunale il concetto di femminicidio, integrando i principi e le azioni sulla parità dei sessi già contenute nell’articolo 5, al fine di connotare le norme statutarie con una forte azione di contrasto nei confronti dei delitti perpetrati a danno delle donne;
6. A prevedere nel prossimo bilancio previsionale del Comune di Firenze stanziamenti specifici che consentano di rendere operative le misure di prevenzione e di sostegno alle vittime della violenza di genere con l’attuazione di interventi strutturati ed efficaci;
7. Ad agire sul piano della prevenzione, della promozione della soggettività femminile e del contrasto verso ogni atteggiamento e comportamento che tende a tollerare, giustificare o ignorare la violenza commessa contro le donne, in particolare dando piena attuazione al piano d’azione nazionale contro la violenza sessuale e di genere, individuando specifiche iniziative volte a potenziare i servizi e le misure di assistenza alle vittime di violenza sessuale, maltrattamenti e stalking, riconoscendone l’assoluta priorità nel proprio livello di governo;
8. A promuovere l’inserimento nei programmi scolastici dell’educazione alla relazione, al fine informare le giovani generazioni sul tema della violenza nei confronti delle donne, nonché formare al rispetto della soggettività femminile e al contrasto del fenomeno del femminicidio;
9. A promuovere nell’esercizio dell’attività giornalistica, nei messaggi pubblicitari, nei palinsesti e nelle trasmissioni di radio e televisione, il rispetto della dignità delle donne e della soggettività femminile, nonché a prevenire ogni forma di discriminazione di genere o di femminicidio;
10. A promuovere presso la Regione Toscana l’iniziativa di proporre in Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano l’adozione di azioni vòlte ad incentivare la realizzazione di misure a favore delle vittime di violenza coinvolgendole, laddove sia necessario, in percorsi di formazione e di inserimento lavorativo, in linea con le esperienze europee più avanzate;
11. A promuovere l’istituzione di un tavolo interministeriale al fine di affrontare il tema del femminicidio da tutti i punti di vista e di predisporre progetti coordinati per tutto il territorio nazionale che garantiscano maggiore incisività nel contrasto alla violenza di genere;
12. A promuovere l’istituzione di un Osservatorio Nazionale permanente sulla violenza alle donne che predisponga e tenga aggiornati i dati provenienti da soggetti pubblici e privati, accessibili anche ai fini della ricerca e dell’elaborazione di interventi di prevenzione e di contrasto alla violenza.
Marco Stella