Dopo giorni di polemiche e di attacchi al sottoscritto, non ci sto a passare per quel che non sono, soprattutto per una ricostruzione dei fatti basata sul nulla. In primo luogo invito tutti, a cominciare dagli operatori dell’informazione, ad andarsi a sentire la registrazione video integrale della seduta consiliare, da cui emerge chiaramente come si sono svolti i fatti tra me e la consigliera regionale del Pd, Monia Monni”. Lo afferma il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella (Forza Italia).

“Visto che finora nessuno si è preso la briga di sentire la ricostruzione dei fatti da parte del sottoscritto – prosegue Stella – ci penso io a raccontare come è andata. Inizialmente stavo rivolgendomi alla collega Derobertis, con tono basso di voce, dicendole che a mio giudizio l’atto che stavamo votando era stato superato nel frattempo dagli eventi. Poi, quando la consigliera Monni ha iniziato ad accusare il centrodestra di non essere credibile sul tema della discriminazione di genere, ho borbottato il mio disaccordo; la consigliera Monni mi ha accusato di voler interrompere il suo intervento, invitandomi a uscire dall’aula se non condividevo le sue riflessioni, e io le ho replicato in modo colloquiale, fiorentino, dicendo: ‘Ma continua pure, sta’ bona, non ti voglio interrompere, finisci pure l’intervento’. A Firenze ‘sta bona’ vuol dire ‘stai calma’, non è certo un linguaggio intimidatorio o sessista, come si è voluto far credere. Quanto alla frase ‘non mi rompere i c…, attribuitami oggi da un quotidiano, semplicemente non l’ho mai pronunciata, e sfido chiunque a dimostrare il contrario”.

“Esprimo la mia solidarietà convinta alla consigliera Monni per gli insulti volgari, violenti e offensivi che ha ricevuto sui social – aggiunge il vicepresidente dell’Assemblea toscana – ma credo al contempo che la consigliera Pd abbia montato una campagna sul nulla. Io ho presentato in questa legislatura due mozioni, un’interrogazione e una pdl sulla tutela delle donne e contro i femminicidi, e sono da sempre un convinto assertore della parità tra i sessi. Io la chiudo qui. Ma la strumentalizzazione politica di un’espressione innocente, mi lascia amareggiato”.